Lutto COVID-19: Difficoltà nell'elaborazione del Lutto

11.05.2020

In questo momento di emergenza sanitaria, dove il tempo sembra essersi fermato e la nostra quotidianità completamente alterata, ognuno di noi sta affrontando la propria vita con pensieri ed emozioni non sempre piacevoli, ma viceversa spesso stressanti.

Ciò che ci aspetta quindi è un tempo imprecisato di sacrifici e cambiamenti sostanziali di abitudini, ritmi, comportamenti e non sempre, e non tutti, saremo all'altezza delle richieste che la situazione ci richiederà.

Cosa ci porteremo con noi da questo periodo? Sicuramente uno degli aspetti più drammatici è la tematica delle morti da COVID-19.

Parlare liberamente di morte è molto difficile, rappresenta un evento sconosciuto che terrorizza e che in questo periodo appartiene tristemente a tutti noi.

La morte porta ad una perdita di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l'abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili.

Il lutto rappresenta un processo di cambiamento ed una forma di adattamento che coinvolge il vissuto relazionale e l'elaborazione emotiva nei confronti del morire e della morte. Perdere una persona cara è un evento estremamente doloroso e disorganizzativo in quanto oltre alla perdita fisica di chi si ama, avviene anche la perdita di una parte di noi stessi, della nostra identità (se perdo un marito/moglie perdo anche la mia identità di moglie/marito ecc.) bisogna dunque ridefinire le parti di se e del sistema familiare.

La morte da COVID-19 è ancora più disorganizzativa perché fino a quel momento era un evento impensabile. Quale ricerca di senso devo cercare in un virus che si prende la vita dei nostri cari? E' una mancanza di senso condivisa.

Il Lutto come evento fortemente perturbante passa attraverso diverse fasi, sia per chi sta andando incontro la morte che per chi subisce una perdita. Abbiamo una prima parte di negazione , da una parte si nega che non si sta per morire, dall'altra si nega che la perdita sia avvenuta. Questo è molto più marcato nelle morti da COVID-19, l'oggetto del lutto non viene più mostrato ma viene direttamente cremato. Ciò può portare molti individui a negare fortemente che tale evento sia avvenuto, a sperare ad uno sbaglio da parte del sistema sanitario, a una possibilità che il proprio caro sia ancora in vita da qualche parte nel reparto di terapia intensiva, rifiutando cosi di dirgli addio.

L'incredulità dunque è parte costante in situazione di lutto e anticipa la negazione di esso, successivamente l'individuo oscilla tra negazione e realtà, ciò è visibile nei malati stessi, i quali oscillano dall'idea di poter morire e la credenza di potercela fare.

La presa d'atto della perdita subita avviene con il rito funebre, rende possibile il riconoscimento della mia identità e dei miei sentimenti, cosa che a causa del COVID-19 viene a mancare, infatti chi ha perso qualcuno in questo periodo si ritrova ad un tratto oltre che in una situazione di solitudine perché in quarantena, anche in una fase di negazione del lutto perché non può vedere il proprio caro e attuare il rito funebre.

Questo porta al susseguirsi di un periodo dei sentimenti negativi come la rabbia che deve trovare una sua espressione, con l'aiuto di un professionista tale sentimento deve essere razionalizzato. Con il DOVID-19 la rabbia entra in molti modi all'interno delle vittime, da una parte abbiamo la rabbia di chi si è ammalato, dall'altra di chi subisce una perdita che non può essere riconosciuta per il mancato rito funebre, e quella di chi non può commemorare il capro con il rito funebre poiché bisogna pensare che in questo periodo di quarantena tutte le morti anche quelle non COVID sono morti da coronavirus in quanto i funerali o ritardano o vengono fatti con la presenza di pochissime persone.

Il tempo è una parte importate ma insostenibile durante la quarantena, il lutto, la solitudine e la sensazione della mancanza temporale, porta a gravi conseguenze psicologiche come: stress, depressione, lutto non elaborato , le idee suicidarie per ricongiungersi con la persona che non c'è più (desiderio di morire per essere vicini al deceduto), sensazione che la vita non abbia più senso, amarezza rabbia nei confronti della perdita, confusione circa il proprio ruolo nella vita o diminuito senso della propria identità.

Concludendo, in questo periodo storico, il lutto normale viene sostituito con un lutto complicato, evitato. Siamo in presenza di un congelamento del tempo, il caro viene portato via e mai più rivisto o viene sentito solo telefonicamente per poi non sentirlo più, non avendo nemmeno la possibilità di poter dire addio. Le conseguenze di ciò possono essere: il mancato innesco del processo di elaborazione, un mancato superamento di una o più fasi, o l'intensificazione o prolungamento eccessivi di una di esse. Oltre a questo ci potremmo trovare a vanti a un incapacità a parlare del congiunto, anche dopo anni, senza non provare un dolore insopportabile ed intenso, e a un incapacità a riprendere la propria vita quotidiana insieme alla scarsa attenzione per la propria salute (lasciarsi andare fisicamente), alle preoccupazioni continue e pensieri di morte/suicidio e a incontrollabilità dei comportamenti (violazione di leggi, promiscuità, etc.)

L'elaborazione continua finché siamo in vita, poiché il legame con l'oggetto perduto rimane vivo dentro di noi. Si tratta di un "legame continuato" che viene rivisto e ridefinito a più riprese. Per arrivare a questo punto dell'elaborazione bisogna far fronte a molti disagi, aiutati da un professionista sanitario (per sostegno contatta ), che guidi nella narrazione del lutto e che sia anche emotivamente vicino.

PUBBLICATO DA DOTT.SSA DODANI IRTA 

© 2019 Sistema Psiche. Tutti i diritti riservati.
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis!